27/03/11

Quando l'uranio finirà resteranno le energie rinnovabili

"Quando l'uranio finirà resteranno le energie rinnovabili"

Intervista a Francesco Meneguzzo di Roberto Santoro

16 Luglio 2009

Francesco Meneguzzo è uno scienziato del Cnr, esperto di energia e innovazione. L’anno scorso ha prodotto uno studio, o meglio un “esercizio fra amici”, che include una lista di 14 località italiane che avrebbero i requisiti per ospitare centrali nucleari. L'abbiamo intervistato per fare una scrematura dell'elenco e abbiamo scoperto che ha molti dubbi sul nucleare.

Dottor Meneguzzo, dove saranno le nuove centrali nucleari?

Mah... vanno considerati i collegamenti con le grandi linee di trasmissione elettrica e la prossimità con i centri di assorbimento dell’energia, per dirne una.

Facciamo i nomi

Il Veneto, no? Anche la Sicilia… Li conosciamo tutti.

La Regione Veneto vuole maggiori garanzie scientifiche, quella siciliana pensa a un referendum

Prima non la pensavano molto diversamente. In ogni caso se le classi dirigenti locali accetteranno, le centrali si faranno. Non credo che ci saranno grosse difficoltà con le popolazioni. Ci sono gli incentivi, ma in Veneto c’è anche la cultura del “fare”…

Lei invece che ne pensa del nuovo piano nucleare italiano?

Che è stata una catastrofe economica più che ambientale. Le risorse di Uranio disponibili non sono sufficienti a coprire il fabbisogno delle centrali esistenti, figuriamoci quello delle centrali che saranno operative tra dieci anni.

Quali sono i numeri?

Oggi nel mondo si estraggono 40.000 tonnellate di Uranio 235 e il fabbisogno è di 65.000 tonnellate.

E allora come fa ad andare avanti il sistema?

Il gap tra materiale estratto e quello necessario è coperto con le scorte accumulate nei decenni precedenti e con lo smantellamento delle testate nucleari più vecchie, che però sono tutte risorse destinati a finire. La capacità di estrazione dell’Uranio 235 ha superato il picco possibile e da qui è in declino.

Un quadro nero

La "qualità" dell’energia nucleare è sovrastimata. Le centrali nucleari offrono il minimo di flessibilità perché devono stare sempre a regime, rendere al massimo in modo continuo, costante. Possono fornire certamente un “carico di base” ma non sono adattabili alle variazioni del consumo. Ecco perché il nucleare è una forma di produzione di “bassa qualità”.

Eppure molti Paesi europei fanno politiche nucleariste

A parole. Sta di fatto che non c’è nessuna centrale in costruzione.

Figuriamoci che ne pensa delle scorie radioattive...

Sono un problema grosso. In Italia non sarà facile trovare aree adatte allo stoccaggio delle scorie. C’è la conformazione geologica dell’Italia, il nostro è un Paese di montagna anche se si crede di pianura. C’è la sovrappopolazione… ci sono i terremoti.

Provi a guardarla positivamente

Be', ovviamente il nucleare inquina meno. Esistono anche ricerche sull'accelerazione del processo di degrado della radioattività delle scorie, ma sono ancora molto lontane da applicazioni industriali. In ogni caso le scorie, a costi molto alti, possono essere mandate a smaltire da altri soggetti, per esempio all’estero.

Il problema sono sempre i costi, quindi

Certo. Pensi al decomissioning, allo smantellamento delle vecchie centrali, spesso non viene preso in considerazione ma sono costi enormi.

La conclusione?

Il nucleare è un’avventura senza prospettive, lo dico sempre da un punto di vista tecnico-economico. E’ un'avventura pericolosa per il Paese, per l’economia del Paese. Partiamo da zero e siamo fuori tempo massimo. Nell'87 c'era ancora tempo, oggi non ce n'è più.

Vede qualche alternativa?

Le energie rinnovabili. Il governo non le ha ridimensionate perché sa che il contributo delle rinnovabili presto sarà tale da rendere del tutto inutile l’energia nucleare. Il tasso di innovazione delle rinnovabili è molto veloce e tutte queste forme di energia – compreso il solare – diventeranno competitive entro il 2011-2013. In futuro avremo il nuovo eolico che sarà molto più efficiente di quello attuale, e altre forme che sono in avanzato stato di realizzazione almeno a livello di prototipi.

In Spagna dicono che aver investito troppo sulle rinnovabili ha inciso sull'aumento della disoccupazione

In un momento in cui si va in credit crunch anche settori che tirano molto come le rinnovabili ne risentono. Si ha disoccupazione solo perché prima c’era stata molta assunzione. Ma la strada è quella.