13/10/11

Carpe Diem

Introduzione.

ANTE DIEM XV KALENDAS AUGUSTAS, ANNO DCCCXVII A.U.C

Non so se in quella notte c’era o no la luna piena, o più semplicemente se c’era la luna, ma anche se fosse o no visibile, forse era nuvoloso ed anche se la luna fosse stata piena non si poteva vedere.

Ma procediamo con calma.

L'incendio scoppiò la notte del 18 luglio del 64 nella zona del Circo Massimo e infuriò per nove giorni complessivamente, propagandosi in quasi tutta la città. Delle quattordici regioni (quartieri) che componevano la città, tre (la III, Iside e Serapis, attuale colle Oppio, la IX, Circo Massimo, e la X, Palatino) furono totalmente distrutte, mentre in altre sette si registrarono danni relativamente più limitati. I morti furono migliaia e circa duecentomila i senzatetto. Numerosi edifici pubblici e monumenti andarono distrutti, insieme a circa 4.000 insulae e 132 domus. Gli scavi condotti nelle aree maggiormente interessate dall'evento, hanno spesso incontrato strati di cenere e materiali combusti, quali evidenti tracce dell'incendio. In particolare sono stati rinvenuti, in alcuni casi, frammenti di arredi metallici parzialmente fusi, a riprova della violenza delle fiamme e delle elevatissime temperature raggiunte. Da wikipedia.

Di quale incendio stiamo parlando? Ma di quello che sconvolse Roma nel 64 D.C.

Ebbene si! L’incendio che leggenda vuole (o Tacito) appiccato da Nerone, quello in cui sempre secondo i rumors dell’epoca, mentre l’urbe bruciava lui (sempre Nerone) stava nel suo palazzo, e si godeva lo spettacolo da un terrazzino e con la cetra in mano cantava tutto felice.

C’è chi afferma invece che lui tentò fino alla fine di salvare la capitale del mondo romano. Desiderando che il maggior numero di persone si salvasse, desiderando che tutto ciò che era Roma si salvasse.

Determinare chi ha ragione tra questi due partiti resta un impresa per pochi, e io non mi considero tra questi.

Una cosa fu certa però Roma non fu più la stessa!

Due cose cambiarono all’epoca e dopo quella data non fu più possibile tornare indietro. La prima è che l’impianto dell’urbe così come era stato fino ai tempi della repubblica, cambiò drasticamente, così come andarono perdute molte opere pubbliche, molte opere letterarie e molti capolavori.

La seconda cosa è che inizio la persecuzione dei cristiani infatti qualcuno doveva fare da agnello sacrificale e Nerone scelse la religione cristiana!

E quella fu l’inizio della storia religiosa come la conosciamo noi oggi.

Capitolo uno ovvero carpe diem

Ho conosciuto molte persone interessanti tra queste sicuramente ci metto la Francesca (…) quando raggiunse il suo Dio aveva poco meno di 107 anni, tutto sommato aveva vissuto bene e a lungo, non si poteva certo lamentare della sorte che gli era toccata. In vita avrà visto e/o vissuto molte cose interessanti. Nata nel (...) 1900, ha vissuto entrambe le guerre cioè la grande guerra nel del 1914 e anche quella del 1945 insomma ha toccato con la mano cosa significa appartenere alla razza umana. Quanto amici ha perso? Quanto coetanei sono caduti in nome della patria e della vanita dell’uomo?

Sicuramente lesse dello sbarco sulla luna (altri e penso a Ungaretti o al papa lo stesso lo videro in TV) avrà commentato? Lei profondamente religiosa cosa avrà pensato quando l’uomo eresse questa seconda torre di babele? Ha vissuto il 1968 gli anni di piombo, il Nobel a Montale, le rivendicazioni femministe (e non sono così sicuro che non fosse d’accordo), Ustica, le stragi mafiose, Hiroshima e Nagasaki.

Insomma è di fatto un bel libro di storia. La sua vita è stata come un torrente, un torrente che si è unito con gli altri per formare il fiume del 900, e lei l’ha percorso tutto intero!

Ma come un corso d’acqua in nessun punto e in nessun caso un metro era uguale all’altro. Mi viene in mente ora le parole del filosofo (…):

“non toccherai con la stessa mano la stessa acqua dello stesso torrente”

Di fatto è un inno al relativismo, un inno che tutti siamo tenuti a vivere come se fosse un dramma.

La tetè man mano che accumulava ricordi nella sua testa avrà considerato l’idea che tutti quei momenti non sarebbero mai più tornati?

L’odore del pane che la madre gli sfornava la domenica (Pan fatto in cà), gli amici che fuggivano (non lei) nei campi con i fanti e le fante, i fiori da dedicare al santo preferito o alla vergine. Istanti che più sarebbero tornati, istanti che dall’alto dei suoi 107 anni avrà ricordato con nostalgia.

Mi vien in mente un'altra frase che sa di leggenda e che ha in se una forza evocatrice sin troppo efficace:

« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi

Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione
E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
Come lacrime… nella pioggia…

È tempo di morire… »

Chi la pronuncia è uno dei personaggi più belli che mai sono apparsi in un film; il replicante Roy Batty, frase che pronuncia alla fine del film “Blade Runner” diretto da Ridley Scott e liberamente ispirato da un romanzo di Philip Dick, “il cacciatore di androidi.”

Lasciamo per un attimo il nostro androide e la tetè voglio parlarvi di Francesco.

Nome di fantasia, perché in realtà non ho mai conosciuto il suo nome, lo conobbi in una canicolosa giornata di Maggio. Aveva più o meno 88 anni notevole per un vegliardo, aveva combattuto nella grande guerra e aveva fatto la resistenza.

Aveva il dono (tutto toscano in verità) di essere estremamente diretto e di poche parole, non ci girava intorno e soprattutto non te le mandava a dire. Gli parlai solo per quel giorno e “solo” per poche ore. A parte della caccia ai gatti (che in guerra era sistematica) e delle gonne corte delle ragazze (se dio vuole per lui erano sin troppo lunghe), parlando del tempo trascorso mi disse una frase che mi porto nel orlo del baratro più scuro. Mi disse che: “ sai qual è la cosa più triste? La cosa più triste è che io non appartengo a questo tempo, del tempo che ho amato, qui non c’è più nulla, non ci sono più le case, ne le persone che mi hanno accompagnato in questa vita, mi mancano, mi mancano anche le persone mi erano nemiche, mi mancano anche le botte di mio padre e la minestra di mia madre, questo per me ormai è un deserto, è un luogo che io non riconosco più, io sono a cui io non appartengo più io sono… come si chiamano quelle cose che sono nei musei? Si! ecco io sono un fossile vivente! Questo non é il mio tempo, questo non é il mio cielo, non sono i miei amici. E l’unica cosa che mi resta da fare è morire!”

A volte penso che avesse ragione e che (chiunque ci governi) sia stato saggio a toglierci l’immortalità.

Quando mi parlò così passarono di li due ragazzini mano nella mano, e pensai che di fatto il tempo oggi e ora appartenga a loro.

In questi giorni è morto Steve Joobs e il suo discorso alla Statford university mi sembra sempre più attuale, è vero siamo nudi ed è cosi vero che veramente non bisogna aver paura di nulla se non del rimpianto che ci coglierebbe da vecchi. Dunque Carpe diem, e siete folli siate ingordi di vita.